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D'Angelo Fabrizio, Meucci Giuseppe
Piccola storia delle colline pisane
Per anni io e Beppe Meucci ci siamo meravigliati dell’assenza di un libro che raccontasse in modo accessibile ma ampio la storia delle Colline Pisane. Un territorio molto amato da entrambi: da Beppe per motivi di biografia familiare e, direi, per “pisanità” congenita; da me, profugo napoletano, per amicizia più recente ma molto intensa. Una "piccola storia", non solo per le sue ragionevoli dimensioni, ma anche perché raccoglie vicende di provincia, tutto sommato al margine di quelle dei grandi manuali e dei luoghi più insigni. Ma non per questo meno avvincenti o importanti. Il libro è diviso in due parti, una di introduzione generale al territorio nei secoli, dai primi insediamenti etruschi fino alla modernità, e una di prontuario di viaggio con schede monografiche su ogni comune del territorio delle Colline e le sue storie e attrazioni particolari. La narrazione è punteggiata da flash su episodi e personaggi più o meno noti delle storie antiche e della cronaca, a cura di Giuseppe Meucci, giornalista per molti anni responsabile dell’edizione pisana della Nazione e corrispondente del Corriere della Sera.
Koldo Aldai
Mare e sabbia
In un momento di conflitti mondiali profondi e di incertezza globale, emerge come àncora di salvezza una testimonianza di speranza: quella del missionario padre Miguel Larburu. Il libro ripercorre - in modo tanto chiaro quanto coinvolgente - la sua vita, agli albori della sua precoce vocazione agli anni complicati della guerra civile in Algeria fino ad arrivare alla recente pandemia che ha coinvolto l’umanità. Un esempio di come superare le barriere culturali tra Paesi e persone e di come superare i momenti difficili dell’esistenza grazie alla pratica della fede. Acquistabile subito online e da ottobre in libreria!
La Valle Raniero
Leviatani, dov'e' la vittoria?

A un anno di distanza dall’invasione dell’Ucraina, il mondo si trova sempre più immerso nella follia della guerra. Una follia a cui – è il monito di Papa Francesco – «non possiamo rassegnarci». Al tempo stesso, però, si sono ridotti gli spazi di critica e persino la parola “pace” rischia di essere svuotata del suo vero senso.Come siamo arrivati a tanto? L’Autore, giurista e giornalista, figura storica del pacifismo italiano, offre in questo suo libro un’analisi critica e storica rigorosa che parte da una domanda: «Come siamo arrivati a questo punto?». Come siamo passati dalla guerra fredda al crollo del Muro di Berlino e, da questo, alla «terza guerra mondiale a pezzi» di cui parla Francesco? Come e perché  gli Stati – i Leviatani che il capitalismo finanziario degli anni novanta dava per morti – sono tornati a servirsi dello strumento principe della paura: la guerra?

Agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso, scrive Raniero La Valle, «la guerra non solo era bandita dal diritto, ripudiata dalle Costituzioni, ma godeva di un unanime discredito e repulsione nell’opinione pubblica mondiale. La guerra, identificata con la guerra nucleare, era considerata come il male assoluto, anche dai governanti. La Guerra fredda era combattuta per evitare la guerra. La guerra era il terrore; la pace era l’e­quilibrio del terrore, era la deterrenza: cioè togliere il terrore con il terrore. Nella nuova situazione creatasi dopo il 1989, la guerra invece doveva essere ripristinata, richiamata dal suo esilio, eticamente riscattata e di nuovo agghindata e adornata come una sposa. E naturalmente occorreva anche tenere in mano le carte per l’ultima partita sulla ripartizione e l’utilizzo delle riserve in via di esaurimento del petrolio e degli altri combustibili fossili».

Oggi la guerra è combattuta per iniziare altre guerre. È un conflitto permanente, probabilmente asimmetrico, certamente totale che, passando dall’Iraq alle torri gemelle, dall’Afghanistan all’attuale situazione di conflitto multipolare ha portato alla situazione attuale. Una situazione in cui nessuno sa più distinguere tra amico e nemico, perché ognuno è potenzialmente un nemico, e il campo politico e sociale è letto attraverso il filtro di un messianismo rovesciato.

Da questa genealogia della guerra contemporanea – a cui è dedicata la prima parte del volume – prende spunto l’Autore per analizzare l’evolversi della situazione in Ucraina. Un «diario in presa diretta», un «reportage di idee», come lo avrebbe chiamato Michel Foucault, che dal 26 gennaio al dicembre 2022, mette in ordine fatti, cronache, situazioni che mostrano come la «guerra non sia solo come continuazione, ma la sosti­tuzione della politica con altri mezzi».Al centro di questa situazione, ci sono i Leviatani, la bestia biblica evocata da Giobbe e ripresa dal padre della teologia politica occidentale: Thomas Hobbes. Evocati fin dal titolo del libro, questi Leviatani sono oggi in lotta permanente tra loro: «Sono loro che credono alla vittoria, degli uni contro gli altri, e la vittoria non la possono avere».

«Ma intanto che fare? Come uscire dalla distretta? Il mondo, che per natura e per grazia vorrebbe vivere in pace, è devastato oggi da una muta di Leviatani che si affrontano proprio là dove solo trent’anni fa Est e Ovest avevano celebrato la loro riconciliazione. Dal branco se ne stacca uno, che guarda più lontano, oltre la guerra in corso, che ha detto di non volere alcuno né sopra né uguale a sé, che è la formula dell’Impero».

A questo punto, conclude l’Autore, che offre nel libro molti esempi concreti, si potrebbe e dovrebbe riprendere in mano il progetto di un costituzionalismo oltre lo Stato, «e ripensare il mondo, non come l’abbiamo pensato e malversato fin qui, ma com’era fin dal principio e noi non l’avevamo capito».

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